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Danimarca, fine anni Ottanta. Dorte abita da sola in un bungalow di fronte alla stazione. Ogni mattina prende il treno per la capitale, dove tutti quanti credono che studi. In realtà non entra mai in università: interminabili giorni pieni di nulla, interminabili notti con la coscienza in dormiveglia. Bombe al miele e rapporti fugaci, consumati senza avere mai davvero fame, in equilibrio su un vuoto d'aria. Una vecchia valigia le fa da comodino e le ricorda che è di passaggio, ma non verso dove. Fin quando la primavera di Copenaghen la risveglia. Helle Helle penetra nelle fessure dell'esistenza come la pioggia sui prati secchi.